LE CATEGORIE DEL GENERE COMICO

La donna è mobile e io mi sento mobiliere

Dopo aver esaminato i principi sui quali si regge la scrittura comica in generale, vediamo adesso le categorie principali il cui il genere si divide: comicità di parola, di situazione e di carattere.

Si tratta di distinzioni importanti che possiamo conoscere con l’aiuto dei grandi maestri.

A cominciare da Totò…

Tre forme di comicità

Una ripartizione schematica ma assai efficace tra le “forme” di comicità permette di individuare tre categorie principali: comicità di parola, di situazione e di carattere. Vediamo che cosa le distingue.

La comicità di parola nasce da cambiamenti vistosi e insospettabili introdotti in sostantivi e intere frasi. È ovvio che uno dei momenti narrativi in cui la si può esercitare con maggiore incidenza sia proprio il dialogo. Ecco un esempio lampante ripreso dal grande comico napoletano Totò (1898-1967).

La scena si svolge in un locale:

“Cameriere, un drink.”

“Che drink?

“Un dringhetendrà!”

Restando in clima con la napoletanità di Totò, passiamo a un brano della commedia di culto Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta (1853-1925), uno dei più importanti “cavalli di battaglia” di Eduardo de Filippo.

Pasquale: “E il padre si oppone?”

Felice. “Il padre è streppone?

Pasquale: “Il padre si oppone!

Felice: “Ah, io avevo capito il padre è streppone.”

Qui si ricorre all’espediente più comune della comicità di parola: il fraintendimento, che nel caso specifico dà luogo a uno strafalcione.

Tutto incentrato su una scoperta paradossale è quest’altro dialogo, tratto dalla commedia Ma per fortuna è una notte di luna di Ermano Carsana.

Madame: “Da quanti anni siete al mio servizio, Anselmo?”

Anselmo: “Da due giorni, madame.”

I giochi di parole migliori sono quelli basati sui modi di dire ricorrenti, per esempio:

“Lui si faceva in quattro per me. Ma nessuno di quei quattro era il tipo che volevo”, oppure:

“Mia moglie non è la mia metà, ma il mio triplo”.

Henri Bergson, analizzando la comicità di parola nel suo saggio sul riso individua un elemento essenziale della comicità di parola nella ripetizione, che contrasta con il modo di esprimersi serie, perché infatti in una normale conversazione ci si ripete di rado e solo per motivi ben precisi.

C’è una scena divertentissima della commedia Piccoli assassini di Jules Feiffer (1929), nella quale il padre della protagonista si aggira tra gli invitati al matrimonio della figlia spiattellando a tutti di aver regalato 2500 dollari agli sposi.

La comicità di situazione

Anche in questo caso, occorre rifarsi a quei meccanismi scatenanti della comicità: ridiamo di quelle circostanze nelle quali la vita sembra perdere ogni apparenza di normalità e le cose acquistano all’improvviso un aspetto meccanico, caricaturale.

La comicità di situazione ha un caposaldo nella tecnica dell’interferenza delle serie, ovvero quando entrano a contatto due contesti che si trovano naturalmente separati.

Mark Twain ha scritto un vero e proprio capolavoro del genere con il romanzo Uno Yankee del Connecticut alla corte di Re Artù: l’interferenza della serie viene data dall’interazione fra un personaggio moderno e un’epoca lontana, in questo caso il medioevo.

L’espediente è capovolto nel film I visitatori di Jean Marie Poiré, in cui un cavaliere della Francia medioevale si ritrova sbalzato nel presente. Ma ci sono altri meccanismi.

Il tormentone

È l’equivalente della ripetizione verbale a livello di trama, dunque di situazione. L’americano Isaac Asimov (1920-1992) ha scritto una serie di irresistibili racconti con protagonista Azazel, una creatura extradimensionale che somiglia a un diavoletto e realizza i desideri combinando guai.

Immancabilmente, all’inizio di ogni episodio, il narratore siede con l’amico George, dal quale cerca di farsi offrire un drink o un intero pranzo.

Il ripetersi di questa situazione diviene comico, perché nella vita reale è molto raro che si verifichi sempre la stessa scena, anche tra conoscenti abituali.

Il circolo vizioso

Uno dei migliori romanzi comici, dai risvolti apertamente pacifisti, è Comma 22 di Joseph Heller.

Il titolo, specie negli Stati Uniti, è divenuto un sinonimo di situazione a circolo chiuso.

I regolamenti militari prevedono l’esonero delle azioni di combattimento per coloro che dimostrano di non essere sani di mente. Ma se qualcuno sostiene di non essere idoneo ad andare in battaglia per questo motivo, vuol dire che è sano e sta fingendo per fare il lavativo.

La fine dell’inizio. Una variante del circolo vizioso si ha quando il finale, anziché concludere la vicenda, rimette tutto in gioco riproponendo pari pari la situazione di partenza.

Nel romanzo Le navi di Frederik Pohl (1919-2013), dal tono brillante ma non comico, il finale si risolve in un guizzo esilarante. Dopo aver scoperto che l’umanità è stata messa in pericolo da creature provenienti dal pianeta Marte, quando il problema sembra risolto, ecco che: “… alcuni mesi più tardi Venere si trovò alla minima distanza dalla Terra. Ma questa è un’altra storia”.

È probabilmente l’inizio di un’altra invasione, ovvero il ciclo ricomincia.

La comicità di carattere

Per far ridere attraverso i personaggi si ricorre sia a giochi di parole che a situazioni. Entrambe le cose sono tuttavia cucite addosso a individui che, anche comportandosi in modo esilarante, devono conservare la propria credibilità. Un personaggio è comico se la sua natura divertente traspare da una personalità perfettamente definita, pur nei suoi eccessi.

Vediamo alcuni esempi.

Comici spontanei

Sono i personaggi esilaranti di per sé stessi. Non pronunciano battute dalla struttura artificiosa e costruita: si limitano a comportarsi in un certo modo, che produce effetti umoristici. Pensiamo a Bertoldo e Bertoldino, l’immortale coppia di padre e figlio creata da Giulio Cesare Croce (1550-1609). La loro comicità sta nella contrapposizione di caratteri: l’astuzia del primo e l’ingenuità del secondo.

Comici elaborati

Sono personaggi di segno opposto ai precedenti, come quelli, per esempio, dello scrittore inglese Saki, pseudonimo di Hector Hugh Munro (1870-1916): i suoi eroi, Reginald Clovis e Comus Bassington, sono pieni di vezzi e atteggiamenti costruiti per suscitare il riso.

Comici a ripetizione

Un utile repertorio di caratteri comici si trova nelle strisce a fumetti. In questo caso, il meccanismo della risata consiste nel riproporsi all’infinito della stessa situazione, con gli stessi personaggi e gli stessi conflitti, senza che si veda soluzione. Valga per tutti il ménage coniugale di Andy Capp e Flo’, dell’inglese Reg Smythe (1917-1998).

Maschere comiche

In Italia abbiamo una grande fortuna: siamo il paese in cui si sono consolidate nella tradizione popolare personificazioni comiche dei difetti umani. Arlecchino, Brighella, Pantalone, Pulcinella…

Le maschere della commedia dell’arte sono principi universali della comicità, alle quali si può attingere per creare personaggi nuovi e stimolanti.

Scrivere (IL METODO LE TECNICHE, GLI ESERCIZI), Fabbri Editori, 1993/1997.

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