L’ULTIMO NEANDERTHAL


PROEMIO

Ne l’anno de la morte del Signore

de la cristianità inizia l’era;

risorto per salvezza il Salvatore.

Nel dar speranza nova di lumera,

vi soffocò d’orrore e di spavento,

e su la croce ‘l giorno volse a sera.

Estatico di fede ‘l suo tormento,

d’intera Umanità fece missione,

lasciando in terra il suo comandamento.

Nel giorno de l’Avvento di Passione,

risorse ‘l terzo giorno di sua morte,

per celebrar l’evento in comunione.

Allor fece premura di sua corte,

d’apostolato suo spargere ‘l seme,

e Chiese a Lui pregare n’ebbe in sorte.

Già sento, Voi direte tutt’insieme,

che la Passion del Cristo è cosa nota,

e a narrarla ancor non si conviene.

Per ciò, nel seguitar Vi giunga ignota

la trama de li eventi che Vi narro,

poi ché non v’è scrittura più remota.

Così com’è che l’om immolò il farro,

per ingraziar lo spirto contadino;

sì tal ciò che rivelo vuol bizzarro.

Ma col Maestro, il viaggio nel divino,

vi svelerò nel tempo a Lui propizio,

col pie’ a ritroso intriso al Suo destino…

Avvien così che l’omo al suo solstizio,

perenne lotti in sua sopravvivenza,

ne lo scoprir lo mondo da novizio.

Nel breve volger di sua discendenza

s’ingegna, e al meglio attrezza sue risorse,

fin ché chiamar lo possa: homo sapienza.

Presago ogni sua mossa messa in forse

dal fato e da l’asprezza del periglio;

vagò nel buio, fino a che s’accorse,

del lento progredir di padre in figlio…


LA FORZA DEL FUOCO

Bruciava nel fragore madre selva,

illuminando il cielo ne la notte,

tra ël crepitar díarbusti e urlar di belva.

Sospinto da lo vento a piË di grotte,

alacre il denso fumo vi spargea

un arrostito odor di carni cotte.

Nel dilatar le nari si sporgea

eretta di potenza una figura,

scrutando ël ciel che rosso si tingea.

Inquieto, Gruhn discese da líaltura

seguito díaltri due di suoi guerrieri,

e a líalbeggiar varcaron la radura…

fino a le porte in luce deí sentieri

chíalitando a lor verso nube irraggia,

rendeano vani i loro desideri.

CostÏ líardor di selva aspra e selvaggia,

in fuga ricacciÚ li omi robusti…

chÈ ël foco in vece lor gi‡ vi foraggia.

Quivi fu Gruhn raccoglier tra li arbusti

un toppo che díun lato divampava:

residuo a lo chiaror de líalti fusti.

Lo mostro senza piËta divorava

un vasto territorio di lor caccia;

chíun altro a molte Lune vi distava.

Ne lo scampar de lo fulgor minaccia,

Gruhn condusse i suoi a la dimora

con fiaccola a schiarir líarcigna faccia.

Ne líampia grotta in luce da líaurora,

Gruhn vi rientrÚ con líanimo fiero,

chÈ ël ceppo in fiamma riluceva ancora.

Col piglio de líaudace condottiero,

nel rotear la torcia oltre la testa

come ël brandir la clava di guerriero,

Gruhn svolse a la trib˘ fattasi desta,

che quellíimmane luce soffocante

vietava star díintorno a la foresta,

per lo calor e ël fumo penetrante

che líavanzar a tutti víimpediva;

da essa ricacciandoli distante.

E prova ne la man chíandar brandiva,

la vampa avvicinÚ ad un fratello,

che lesto ad arretrare ël colpo schiva.

Allor che ën luce vide un vispistrello,

Gruhn vi dirottÚ quella lingua ardente,

e questi stramazzÚ col suo mantello.

Nel farsi lustro in sfoggio a la sua gente,

Gruhn offerse a Uthur líalata preda,

ma questa síinvolÚ rapidamente.

Or prima chíessa ancora se níavveda,

o oda ël sibilare a le sue spalle;

líinfida arma invola, e ël gesto seda

del suo librarsi lesta in volo a valle;

sÏ far che tonfi al suol colpita a morte…

e sopríad essa ël ceppo a far da scialle.

E ancor levossi odor di carni torte,

al pari quello ancor che víalitava

da líafro messaggero a triste sorte

di bestie che lo mostro andar bruciava;

che pria díallora alcuno avea veduto

di suoi poter che ën forze ora svelava.

Nel cogliere con man di sprovveduto

la face ancor chíardea minacciosa,

lo vecchio Uthur lanciÚ urlo díaiuto…

ìUook!… Uook!…î, gridava sanza posa

a quel dolor del corpo suo in arsura

che fin li síapprestava spaventosa!

Ma li Ulhur tutti, ne líugual misura,

distavano lontan da la sua pira,

succubi e ënterdetti da la paura.

Si compiÈ sÏ a cerchiar mortale spira,

e Uthur fuor di spelonca cercÚ scampo,

ma lici stramazzÚ, svot‡ di spira.

Díun tratto ël ciel buiÚ, e accese un lampo,

seguÏto a lo fragor díalto tonale,

pi˘ forte di mammut che ën terra, stampo

risuona da lor branco colossale,

al caricar compatto ed imponente

quel solo esser vivente che líassale.

E cadde ënfine pluvio dirompente,

che ël greto de li Ulhur gi‡ straripava,

sino al crear da guazzi un sol torrente.

Lo mostro sÏ sconfitto si ritrava

con gran sorpresa de li Ulhur festanti,

tantíË che líun con líaltro síallacciava.

Da terre fredde, a queste confinanti

de líAfrica del nord settentrionale,

nel fitto di foreste equidistanti,

con flora in abbondanza e díanimale,

veniano li Ulhur dal gran passato…

pria che ël ciel scagliasse ël proprio strale.

E Uthur, lo vecchio capo, ivi bruciato;

di fiori ricoperto, e díocra rossa;

fu tosto a piË di grotta sotterrato

con altre sue chincaglie fatte díossa,

e posto in posa estrema a far ritratto

col capo a le ginocchia che lo ënfossa.

Díarmenti suoi víË poscia dato atto,

aver anchíessi degna sepoltura,

che ël figlio Gruhn depose con gran tatto.

Ahi! Gruhn, novello capo; Ë vita dura

lasciar con la tua gente quelle lande,

e ël traversar distese di radura,

or che pi˘ di sue fronde non víespande…

tíaspettan le distese tropicali,

e la savana arsuta, assai pi˘ grande

in quelle zone subequatoriali;

uí forse, altre trib˘ fan scorribande.

L’ULTIMO NEANDERTHAL
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