Il conte ingrullito

   … Oscure cronache del basso medioevo, narrano di un vecchio e malvagio conte inviso ai suoi feudatari toscani vessati dai suoi continui balzelli che, vittima di un sortilegio (secondo i resoconti popolari), rimase asserragliato nel proprio castello per anni senza riuscire a mettere più piede fuori. Ecco il grottesco resoconto stilato di buon inchiostro dal suo cerusico personale:

    Sua Signoria era sempre più camòrro et brindellone.

Illi palesava i primi segni di una salute cagionevole et una mente angustiata da i crucci per la reazione rivoltosa a’ dì sudditi suoi alle troppe gabelle da luy imposte nello suo feudo.

    Estimando che la presentia mia non havessi ad essere di molto gradita, egli si manifestava un po’ baiocco et bacià basso, viepiù incolto in la persona et svagato nel senno, exausto et straccho: quasi ingrullito, ridocto come se l’odio che montava dallo populo lo extinguese lentamente de ogne volontà; tant’è che nulla più lo garbava. Nelli postremi tempi s’era ridocto sempre più impagurito et se ne stava a bubare et faticava arèg’so.

    Sovente si ricovrava prima dello calar del sole tucto argomitola’ sullo giaciglio suo di spine et, al far del giorno, i piedi posativi sullo caldanin dele braci ardenti sparse ovunque a brancate dallo camino appiccia’ per la notte, lo costrigneano urlante a sobalzare per l’alcova; financo, forse a causa della sua cataratta incipiente che lo rendeva cirusco, sanza abbadare trovò hora lo modo de barullare dritto con lo viso immerso suvvi la pentola d’abbollore ch’io haveva raccolto per l’abluzione matutina mentre, cum le mani che non havevano trovato sussidio per sostenersi che due ceppi ardenti del camino, faticosamente tentava di riconfortare le sue avelle et esauste membra accicciate.

    Poscia fu orbato del tucto et un bel giorno l’è el vero che, prima lo potessi suvvenire, lo trovai cascato et annerito nella pece bollente che, per una sua svista, versò nello lavacro suo sorretto da un catafarco

   

Il conte ingrullito
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